Mamma ma dov’è il Coronavirus?”

Quante volte ho sentito formulare questa domanda da mio figlio, il più piccolo, di appena tre anni.

Già bastano per chiedersi perché non va più a scuola, perché non vede più i suoi amici, perchè deve parlare con i suoi nonni attraverso lo schermo piatto di un computer, perché non può andare al parco con la sua bicicletta…
Ho cercato di dare le opportune spiegazioni calibrandole alla sua capacità emotiva e cognitiva di poterle elaborare.
Non è semplice perché è necessario mediare tra la necessità di non distorcere la realtà ma al tempo stesso di contenere l’angoscia, anche la nostra.
E’ importante poter parlare ai bambini in modo tranquillo e diretto trovando il giusto equilibrio tra le spiegazioni di cosa sta accadendo e l’insegnamento delle norme base per la prevenzione del contagio. Ma soprattutto, è indispensabile riuscire a trasmettere fiducia. Anche perché i piccoli non aspettano le spiegazioni degli adulti per interpretare il mondo, ma si creano una loro personale idea. Per questo è fondamentale parlare con loro, anche per evitare che la loro idea si formi sbagliata o confusa.
Personalmente ho spiegato ai miei figli che non siamo in vacanza ma che stiamo affrontando una battaglia in difesa soprattutto dei più deboli come i Super Eroi e che i nostri Super Poteri risiedono in alcun semplici ma importanti gesti tra i quali lavarsi spesso le mani e stare un pochino lontano dalle persone. Sono tutte azioni che possiamo trasformare in gioco, in complicità con gli adulti, dando piccoli incarichi importanti ai bimbi e facendoli sentire coinvolti ma soprattutto che permettono di sentirsi un po’ meno impotenti.
E’ importante stare attenti alle informazioni che spesso vengono ascoltate alla televisione o dalle conversazioni degli adulti che utilizzano termini quali “contagio”, “morte”… E’ necessario considerare che alcune di queste parole attivano paure e fantasie terrifiche, per cui oltre a creare un adeguato contenimento rispetto ad alcuni termini è importante che gli adulti acquisiscano le loro informazioni da fonti ufficiali (vedi il Sito del Ministero della Salute).
Non è facile per noi adulti trasmettere tranquillità e sicurezza quando si è a propria volta preoccupati per sé stessi o per la salute di un proprio caro. Un’ansia che, a volte, si può addirittura trasmettere anche senza esserne consapevoli. Serve mettere in campo strategie che abbassano il nostro stress, come concentrarsi sul respiro, o spostare l’attenzione sulle cose che ci aiutano a stare bene.
Se i nostri bambini esprimo Paura o Tristezza, piuttosto che fornire immediatamente risposte scientifiche, è importante accogliere le loro emozioni, comunicare che anche noi adulti a volte abbiamo paura di fronte alle cose nuove o poco conosciute, che è una reazione normale ma che si può affrontare. Infine si può aggiungere che se ci si ammala il nostro corpo è programmato per sconfiggere il virus ma che stare lontani dagli altri significa evitare che altre persone più deboli si possano ammalare.
Non dare false illusioni che non esista alcun pericolo, ma neppure che il pericolo si annidi su qualsiasi maniglia toccata o stando vicino a una persona cara. Se riusciamo a fare questo, a dare loro la migliore serenità , avremo lasciato una traccia che darà loro nuovi strumenti per il futuro.
Non dimentichiamoci di curare anche la nostra serenità, non abbiate timore di parlare con qualcuno, di “poggiare” anche per qualche istante le vostre preoccupazioni .

Francesca Tramontano, psicologa – Psicoterapeuta